PRESENTAZIONE
MUSEO
L’esodo dalle campagne e la distruzione delle condizioni vitali sulle quali poggiava la nostra civiltà contadina portano alla scomparsa dei mestieri tradizionali. Scompaiono dai paesi le botteghe dei carradori e dei falegnami e con esse gli odori di colla e legno che si respiravano lungo le strade, cambiano i mezzi di locomozione e la moda di costruire bei portoni massicci per l’ingresso di palazzi storici. Nelle botteghe dei mastri ferrai dove si realizzavano inferriate e anche la parte del carretto tipico di scuola floridiana che è considerata fra le più pregiate, (‘a cascia ‘o fusu) ... i colpi di martello sull'incudine non sprizzano più scintille.
I bei telai non occupano spazi nelle case e la lavorazione di latta e terracotta non serve più perché ciotole, brocche e laterizi sono ormai di plastica, contenitori rimpiazzati fatti di metalli sempre più consoni a contenere inalterati i cibi e così inizia l’avvento dei prodotti semilavorati di chiara produzione seriale. Per fortuna, nel contempo, in Sicilia e negli Iblei in particolare ci sono stati coloro che nell’intenzione di analizzare i segni dell’uomo e mantenerne intatto anche il “paesaggio naturale” con la istituzione di parecchie aree naturalistiche per evitare l'estinzione di specie animali e vegetali autoctone, hanno intuito l’importanza di avviare un processo conservativo relativo ad oggetti e documenti appartenenti al modo di vivere degli ultimi due secoli.
Lavorare incessantemente per mantenere salda l'identità storico-sociale, è stato quel grido accorato degli intellettuali, come il gruppo di studiosi del Dipartimento di Beni culturali dell’Università di Palermo con al timone lo studioso Antonino Buttitta, figlio di Ignazio, volto a sensibilizzare i tanti appassionati di cultura siciliana, come il Maestro Nunzio Bruno. L’incontro avvenne nel 1991 a Villa Museo di Contrada Fegotto, prima sede della raccolta di materiale etnografico e diede modo al noto studioso di constatare il grande impegno e la fervente dedizione del collezionista e profondo conoscitore di arnesi e attrezzi della civiltà contadina, a fronte del quale gli conferì l’Attestato di Esperto Etnografo. Nel corso del tempo la villa di Contrada Fegotto diviene meta incessante di intellettuali, storici e appassionati di tradizioni popolari come Vincenzo Consolo, Sebastiano Burgaretta, Corrado Di Pietro, Toto e Antonio Roccuzzo, Egidio Ortisi, Tino Insolia, Salvo Sequenzia, Massimo Papa, Mario Lonero, tanto da diventare meta del turismo di passaggio a Siracusa ed essere conosciuta come Villa-Museo di Nunzio Bruno.
Il Museo etnografico “Nunzio Bruno” rappresenta un’importante chiave di lettura antropologica e culturale della storia della comunità floridiana. La collezione che costituisce il museo nasce agli inizi degli anni ’70 per documentare la vita di braccianti e artigiani svolta durante le attività lavorative nelle botteghe e nelle masserie dell’altipiano Ibleo. E’ stata realizzata grazie all’impegno e alla passione del Maestro Bruno.
Il Museo etnografico permanente, istituito dalla Provincia Regionale di Siracusa e dal Comune di Floridia nel 2001 è stato aperto al pubblico il 22 maggio 2004 e realizzato nella struttura di Piazza Umberto I n. 27; ricavato dalla fusione di due immobili di pregio storico, l'ex carcere mandamentale e la caserma dei carabinieri, diviso in piano terra, composto da sei sale dedicate all’esposizione permanente e primo piano, suddiviso in: piccola biblioteca, deposito e Sala polifunzionale attrezzata per le attività culturali e didattiche.